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Il transito di Venere

Foro Italico di Palermo, sul piazzare di passeggio del lungomare, alle spalle della settecentesca, verdeggiante, antica e prestigiosa Villa Giulia, un pullulare di persone si appresta a montare un imprecisato numero di telescopi di ogni forma e grandezza; sono astronomi e ricercatori dell’Osservatorio Astronomico di Palermo ed astrofili di varie associazioni culturali che sotto il cielo terso e limpido, alle 4,30 dello splendido mattino del 6 giugno 2012, organizzano una osservazione pubblica. Ordinate a circa tre metri di distanza una dall’altra, le varie postazioni coprono una lunghezza di almeno duecento metri.

È ancora buio ma gli occhi sono già puntati verso Est in attesa del sorgere della nostra stella, per osservare l’evento atteso: il transito di Venere davanti al Sole.

Man mano che il cielo regala colori, centinaia di osservatori di tutte le età, si accostano alle postazioni. Ci siamo anche noi docenti e studenti del Liceo Scientifico Benedetto Croce di Palermo, con tanto entusiasmo e tanta passione per la scienza. Si fanno previsioni, si chiedono delucidazioni agli esperti e nell’attesa che l’alba conceda la sua luce, la postazione dell’INAF (Istituto di Astrofisica) si collega via internet con l’osservatorio Keck che con i suoi telescopi gemelli, a 4.150 metri di altezza sul Vulcano Manua Kea delle isole Hawai, trasmette incessantemente quello che già accade dall’altra parte del pianeta dove il sole sta già donando il suo giorno ed il transito di Venere è interamente visibile.

Ecco il primo raggio di sole. E tutti lì a guardare la realtà e non un monitor con le immagini trasmesse dal Pacifico! Il sole sorge e appare nella sua splendida luminosità ma ad occhio nudo nasconde il passaggio di Venere e solo con i telescopi solari si può riscontrare la verità attesa: un punto nero attraversa il disco solare!

È un continuo clic di macchine fotografiche che cercano di immortalare un momento storico ed irrepetibile nella vita di una persona, un evento che riconduce alla stessa emozione di Galileo quando scoprì nel 1610 le fasi di Venere che come quelle lunari dimostravano la rotazione del pianeta attorno al sole, o alla stessa entusiasmante avventura dell’inglese Jeremiah Horrocks che nel 1639 osservò e certificò, per primo, il transito del pianeta Venere davanti al Sole, ritenendosi fortunato per aver potuto rilevare il fenomeno tra una nuvola e l’altra dell’impietoso cielo inglese. Horrocks ebbe a disposizione solo mezzora per osservare l’evento, ma gli fu sufficiente per stimare le dimensioni di Venere ed approssimare una distanza terra sole.

Oggi ci riteniamo fortunati di poter assistere a questo raro evento, almeno nel suo percorso terminale, cioè nell’ultima delle sei ore di attraversamento di Venere del Sole.

Le emozioni si avvicendano, minuto per minuto si segue il suggestivo cammino di Venere sul disco solare, si tracciano le distanze dalle macchie solari per verificarne la traiettoria, si guarda incuriositi come il triangolo del sunspotter possa disegnare un disco così perfetto e con una immagine così reale.

Man mano che il sole segue il suo cammino, Venere traccia un punto che pian piano va uscendo dal disco luminoso, e sembra che voglia salutarci; è il tempo ancora per un ultimo clic, un’ultima foto che imprime nel cuore la gioia per aver assistito ad un evento che ci rivela una dimensione più grande del nostro orizzonte, un al di là della “siepe” che persino la letteratura italiana ci ha appassionato a scoprire e conoscere. Venere ci saluta e ci da appuntamento al prossimo 11 dicembre 2117, ma prima di quel tempo ci manda il messaggero degli dei, è Mercurio che il prossimo 9 maggio 2016 passerà a salutarci davanti al sole.

Paolo Ignaccolo