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Comunicati e lettere del Commissario Pontificio Seleziona Lingua Brazilian English French German Italian Spanish Link CO.MI.VI.S. Pontificio Consiglio per i Laici Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli CEI - Pastorale Giovanile CEI

Gli angeli, che appaiono in adorazione del Dio incarnato, sono rivolti alcuni verso il cielo, altri verso i pastori in una evidente allusione alla loro duplice missione: servire Dio e trasmettere agli uomini il suo messaggio.

 

I pastori, appoggiati ai loro bastoni, sono i primi testimoni dell’evento. Ai loro occhi il cielo si è aperto e la schiera degli angeli, affacciata sui pendii della montagna, si è resa visibile.

 

Alcuni particolari
La grotta nera rappresenta le viscere della terra, simbolo degli inferi che si spalancano come le fauci del drago nel tentativo di ingoiare il Bambino.[1] Essa richiama la voragine buia presente nell’icona della Risurrezione e allude al trionfo di Cristo che, con la sua accettazione volontaria della morte, provocherà la caduta definitiva del drago. Tale grotta rappresenta, contemporaneamente, il luogo dell’accoglienza: la terra, ricevendo il Cristo attraverso il grembo immacolato di Maria, si lascia illuminare dalla sua luce.
La mangiatoia, secondo la liturgia, è il dono offerto a Cristo dal deserto. Colui che nel deserto aveva fatto piovere per il suo popolo la manna, ora giace come pane di vita nella mangiatoia, assimilata tanto a un sepolcro quanto ad un altare.

 

La stella di Betlemme è un elemento importante e caratteristico in tutte le più antiche rappresentazioni della Natività. Essa dipartendosi con un triplice raggio di luce divina, che discende sul Bambino, manifesta la partecipazione trinitaria all’avvenimento.

 

Il bagno del Bambino. La scena del bagno del neonato, elemento mutuato dall’iconografia pagana, è divenuto complemento tradizionale di tutte le icone del Natale. Il particolare significa la realtà della natura umana di Cristo e, al tempo stesso, prefigurazione del battesimo nelle acque del Giordano, come suggerisce la vasca, simile ad un fonte battesimale. Due donne, una che tiene in braccio il neonato e l’altra che versa l’acqua nel bacile per lavarlo, prestano al Dio-Bambino le cure di cui ha bisogno ogni uomo quando viene al mondo.

 

L’asino e il bue (o il cavallo nelle icone della Russia, dove l’asino è sconosciuto) testimoniano il compimento delle profezie di Isaia e Abacuc. “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone” (Is 1,3). “In mezzo a due animali tu ti manifesterai; quando gli anni saranno vicini tu sarai conosciuto; quando sarà venuto il tempo tu apparirai”.[2] Essi sono lì per certificare che quel piccolo è il Creatore e, come tali, sono un elemento importante dell’icona.
La montagna. Tutta la creazione partecipa alla gioia per la nascita di Cristo. La montagna slanciata verso l’alto indica l’unione tra cielo e terra. Le pecore e le capre, pascolando sui pendii, indicano che questa è la montagna, prefigurata da Isaia per la fine dei tempi, dove regnerà la pace.
[3].
Il fondo oro contribuisce a proiettare gli eventi del Natale dalla sfera terrestre della storia a quella celeste del mistero. Questo traspare negli oggetti inanimati e nei diversi personaggi: di tutti viene suggerito l’essere trasfigurato e, nel caso dell’uomo, l’essere divinizzato. L’abilità dell’iconografo consiste, appunto, nel rendere visibile tale dimensione ultraterrena, soprannaturale.

 


[1] Cf. Ap 12,4-59.
[2] Ab 3,2 secondo la versione greca dei LXX.
[3] Cf. Is 2,2-5.