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La filosofia cristiana dal I al XIV sec.

quadro sintetico 
di Marco Giunti





Con la prima diffusione del Cristianesimo, cominciò ad affiancarsi alla tradizione filosofica greca una nuova tradizione, quella della filosofia cristiana. Tale tradizione, nata nel I sec. d.C., è tuttora esistente.

Essa diventò la forma di filosofia dominante in occidente a partire dalla fine del V sec. d.C., quando, a seguito degli sconvolgimenti culturali e sociali dovuti alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.), la tradizione filosofica greca si esaurì. L'evento che può essere preso come simbolo del definitivo tramonto della tradizione greca è la chiusura della scuola neoplatonica di Atene(529 d.C.) da parte dell'imperatore d'Oriente Giustiniano, fervente seguace della fede cristiana. La filosofia cristiana restò dominante in occidente fino a tutto il XIV sec.

Soltanto a partire dalla fine di quel secolo, con l'Umanesimo ed il Rinascimento, la filosofia cristiana perse il suo primato e fu nuovamente affiancata da altri tipi di indagine che, idealmente, si ricollegavano all'antica tradizione greca e che, per molti aspetti, la rinnovarono realmente.

  • II carattere che distingue più nettamente la tradizione filosofica grecadalla nuova tradizione cristiana è il seguente:
    • tutta la grande tradizione filosofica greca, dalle sue origini con lascuola ionica (tra la fine del VII e l'inizio del VI sec. a.C., a Mileto) fino alla sua conclusione con la scuola neoplatonica di Atene (tra la fine del V e l'inizio del VI sec. d.C.), si fonda su un'indagine razionale pienamente libera, cioè una ricerca che non accetta alcun limite posto dal suo esterno. I filosofi della tradizione greca si sentono cioè pienamente liberi di indagare razionalmente ogni campo del reale e, attraverso questa libera indagine, arrivano quindi a conclusioni che sono dettate soltanto dalla loro ragione. Ovviamente, tali conclusioni sono tuttaltro che univoche, ma ciò non toglie che, pur nella loro molteplicità e reciproca contraddittorietà, siano tutte il risultato dell'uso libero e spregiudicato della ragione;
    • al contrario, la filosofia cristiana si costituisce fin dall'inizio comeindagine all'interno del campo delimitato dalle verità determinate dalla fede. Essa non è dunque una ricerca pienamente libera di costruire le proprie verità, in quanto, presupponendo il quadro dottrinario delle verità rivelate, può svilupparsi e progredire soltanto nel rispetto dei vincoli posti da tale quadro. Come già detto, la rottura di tali vincoli ed il ritorno ad un atteggiamento di completa libertà intellettuale, avviene soltanto alla fine del medioevo, con la civiltà dell'Umanesimo e del Rinascimento.


La filosofia cristiana fra i secoli I e XIV d.C. viene usualmente suddivisa in due periodi: Patristica e Scolastica.

  1. Patristica
    • è il periodo dal I sec. fino all'epoca Carolingia esclusa (cioè, fino a circa la metà dell' VIII sec.);
    • il termine Patristica si riferisce al pensiero dei padri della Chiesa, cioè a quei primi esponenti della gerarchia ecclesiastica che, negli ultimi secoli dell'età antica e nei primi secoli del medioevo, dettero una forma stabile e precisa al corpo dottrinale cristiano;
  2. Scolastica
    • è il  periodo dall'epoca di Carlo Magno fino alla fine del XIV sec.;
    • il termine Scolastica si riferisce alla filosofia delle scuole, cioè alle teorie insegnate e discusse in una serie di nuove istituzioni educativeche cominciarono a diffondersi nell'Europa cristiana a partire dallarinascenza carolingia (fra la fine dell'VIII e l'inizio del IX sec.);
      • il primo modello delle nuove istituzioni educative fu la scuola Palatina, fondata da Alcuino (York 735 - Tours 804) presso la corte di Carlo Magno ad Aquisgrana. Due decreti (capitolari) di Carlo Magno del 787 e 789 resero poi obbligatoria l'istituzione di scuole presso le abbazie (situate fuori delle città), le basiliche suburbane e le cattedrali cittadine. Queste ultime furono dette anche scuole episcopali in quanto sottoposte all'autorità del vescovo;
      • fu proprio dalle più importanti scuole cattedrali che, dopo larinascita urbana dell'anno mille, si svilupparono le università. Tipico è il caso delle scuole cattedrali di Parigi, fra cui quella di Notre Dame. A Parigi, nell'anno 1200, i maestri e gli studenti di tutte le scuole cattedrali si riunirono in un unico corpo, dando così vita all'università di Parigi. In essa, si insegnavano lesette arti liberali, divise nel trivio (dialettica o logica, grammatica e retorica) e nel quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica), ma anche il diritto, la medicina e la teologia;
      • l'università di Oxford nacque poco dopo sul modello di quella di Parigi. Successivamente, un gruppo di studenti e maestri di Oxford, trasferitosi a Cambridge, costituì l'omonima università;
      • in Italia, l'università di Bologna nacque prima di quella di Parigi dall'unione dei soli studenti delle scuole cittadine, i quali eleggevano un rettore, che assumeva i maestri con contratti regolari. Le altre università italiane seguirono in genere il modello organizzativo di Bologna;
      • l'università di Bologna fu un importante centro di studi giuridici ma, per quanto riguarda gli studi filosofici e teologici, il primato indiscusso spettò a Parigi.


La Patristica, a sua volta, può essere suddivisa in tre periodi: quello della difesa contro pagani e gnostici, quello della formulazione dottrinale delle credenze cristiane e, infine, quello della trasmissione della cultura cristiana al mondo medioevale.

  1. La difesa contro pagani e gnostici
    • è il periodo che, all'incirca, comprende il I ed il II sec. d.C.;
    • nei primi due secoli dell'era volgare, mentre nell'Impero Romano il Cristianesimo era perseguitato violentemente dal potere statale, dal punto di vista dottrinale, si poneva il problema della sua difesa nei confronti delle posizioni della religione pagana e di quelle della tradizione filosofica greca;
    • in quegli anni, la corrente della gnosi (Basilide, Valentino e altri) tendeva a interpretare lo stesso Cristianesimo alla luce del pitagorismo e del neoplatonismo;
      • infatti, per gli gnostici, la salvezza dell'uomo non dipendeva sostanzialmente dalla fede ma, piuttosto, dalla conoscenza filosofica degli esatti rapporti fra Dio, le sue emanazioni (o eoni, fra cui Gesù) ed il mondo, secondo uno schema di tipo neoplatonico;
    • contro i pagani e gli gnostici reagirono i padri apologisti, fra cui possiamo ricordare Giustino (110 circa - 163 o 164) e Tertulliano (160 - 240 circa), che affermavano l'impossibilità di ridurre la dottrina cristiana ai risultati razionali della filosofia.
  2. La formulazione dottrinale delle credenze cristiane
    • è il periodo che, grosso modo, va dall'inizio del III sec. alla prima metà del V sec.;
    • in questo periodo il Cristianesimo precisa sempre meglio il suo corpo dottrinale e tende ad inserire i capisaldi fondamentali della fede all'interno di sistemi organizzati e coerenti. E' dunque in questo periodo che si può parlare più propriamente della nascita dei primi sistemi di filosofia cristiana. In generale, tali sistemi hanno forti connotati platonici o neoplatonici ma incorporano anche alcuni elementi stoici;
    • fra i più importanti esponenti di questo periodo, possiamo ricordareOrigene (185-254), Gregorio di Nissa (IV sec.) e, soprattutto, S. Agostino (354-430), con il quale l'edificazione del corpo dottrinale cristiano raggiunge il suo culmine.
  3. La trasmissione della cultura cristiana al mondo medioevale
    • è il periodo che va dalla seconda metà del V sec. fino alla prima metà dell'VIII sec.;
    • l'inizio di questo periodo è segnato dalla rapida decadenza della vita culturale che, dopo la caduta dell'Impero Romano (476), tende sempre di più a rinchiudersi all'interno della cerchia ristretta dei conventi e dei monasteri. Nel contempo, la tradizione filosofica greca perde la sua autonomia e si esaurisce di fatto. La trasmissione della grande eredità culturale del mondo antico a quello medioevale avviene come attraverso un forte filtro: in questo modo, gran parte di tale eredità viene in effetti perduta;
    • fra la fine del V e l'inizio del VI sec. si diffusero una serie di scritti attribuiti falsamente a Dionigi l'Areopagita, un discepolo di S. Paolo morto martire e membro dell'Areòpago (alta corte di giustizia la cui sede si trovava sull'omonima collina di Atene, ad ovest dell'Acropoli). A causa di questa falsa attribuzione, essi sono comunemente detti gli scritti dello pseudo Dionigi. Tali scritti sono storicamente molto importanti, in quanto esercitarono una grande influenza su tutta la successiva filosofia cristiana (essi vennero tradotti in latino da Scoto Eriugena). In essi, si trova uno dei più sistematici tentativi di sintesi fra Cristianesimo e neoplatonismo, specialmente nella versione diProclo;
    • dello stesso periodo sono anche le opere diSeverino Boezio (480-525), consigliere del re Ostrogoto Teodorico, poi da lui incarcerato e ucciso in quanto sospetto di congiura. Il più importante scritto di Boezio è il De consolatione philosophiae, in cui sono fusi elementi cristiani, platonici, stoici e aristotelici. Esso contribuì in modo determinante a far conoscere la logica aristotelica al pensiero medioevale, includendo in essa anche la trattazione dei sillogismi ipotetici stoici, secondo il modello già adottato da Galeno;
    • Cassiodoro (490 circa -583 circa), anch'egli appartenente all'ambiente della corte di Teodorico, scrisse una serie di influenti opere di sintesi;
    • oltre che attraverso gli scritti dello pseudo Dionigi, di Boezio e Cassiodoro, la trasmissione della cultura cristiana si attuò anche mediante una serie di compendi o scritti di tipo enciclopedico che vennero redatti a partire dal VI sec. e fino a tutto l'VIII sec. Fra gli autori di tali testi, usualmente piuttosto rozzi e disorganici, possiamo ricordareIsidoro di Siviglia (560-636) e l'inglese Beda il Venerabile (673-735).


All'interno della Scolastica si possono distinguere quattro diverse fasi: laprescolastica, l'alta scolastica, il culmine della scolastica e la crisi della scolastica. 
 

  1. La prescolastica
    • è il periodo che va dalla rinascenza carolingia (fine dell'VIII - inizio del IX sec.) fino a tutto il X sec.;
    • i due più importanti esponenti della rinascenza carolingia sono Alcuino di York (730-804) e Giovanni Scoto Eriugena (810 circa - 877);
      • Alcuino fu chiamato nel 781 da Carlo Magno a dirigere la scuola Palatina; fu autore di vari manuali che ebbero notevole diffusione nei secoli successivi; oltre alla scuola Palatina, fondò molte altre scuole in cui si insegnavano in modo sistematico le sette arti liberali;
      • la figura maggiore della rinascenza carolingia fu Scoto Eriugena, a capo della scuola Palatina durante l'impero di Carlo il Calvo(nato 823 - morto 877). Per suo tramite il mondo cristiano conobbe gli scritti dello pseudo Dionigi, che egli tradusse in latino. Il suo pensiero si ispira allo pseudo Dionigi, a ProcloPlotino e S. Agostino;
    • la dissoluzione del Sacro Romano Impero (887: deposizione dell'ultimo imperatore discendente da Carlo Magno, Carlo il Grosso, da parte di un'assemblea di grandi feudatari a Tribur, vicino a Magonza) bloccò nuovamente, fra la fine del IX e l'inizio del X sec., la sviluppo della cultura in occidente. Una certa ripresa si ebbe solo con la ricostituzione del Sacro Romano Impero (Germanico) da parte di Ottone I il Grande(912-973; imperatore: 961-973);
    • a questa ripresa contribuì il movimento cluniacense, nuovo ordine religioso che ebbe origine dal monastero benedettino di Cluny (fondato nel 910) in Francia. A tale movimento appartenne anche Gerberto di Aurillac (930-1003), grande erudito che cominciò a rimettere in contatto la cultura latina con quella bizantina e araba. Gerberto divenne papa nel 999 col nome di Silvestro II.
  2. L'alta scolastica
    • è il periodo che comprende all'incirca l'XI ed il XII sec. Con la rinascita urbana dell'XI sec., la cultura cessò di essere monopolio quasi esclusivo dei monasteri e delle abbazie, e l'insegnamento cominciò ad organizzarsi principalmente intorno alle grandi scuole cattedrali delle città, fino ad arrivare, alla fine del XII sec., alla costituzione delle primeuniversità;
    • l'XI sec. fu caratterizzato da una forte rinascita nello studio della logica e della dialettica aristoteliche, che cominciarono ad essere applicate anche alle questioni teologiche. Si sviluppò così una forte polemica fradialettici e antidialettici. I dialettici volevano affidarsi alla ragione per intendere le verità di fede; gli antidialettici, al contrario si opposero a tali innovazioni, negando qualsiasi valore al ragionamento per quanto riguarda le verità rivelate. Il più importante esponente della corrente dei dialettici è Berengario di Tours (1000 circa - 1088); di quella degli antidialettici è Pier Damiani (1007-1072).
    • una posizione di compromesso fra le due posizioni fu sostenuta da S. Anselmo di Aosta (1033-1109);
      • egli, infatti, riconobbe alla ragione la funzione di chiarificazione della fede. Tuttavia, nel pensiero di Anselmo, la fede conserva il suo primato, in quanto essa indica alla ragione il contenuto della sua indagine (credo ut intelligam = credere per intendere).
      • Inoltre, Anselmo è rimasto famoso nella storia della filosofia per le sue prove dell'esistenza di Dio. Egli ne fornì due, una a posteriori (argomento dei gradi di perfezione) e una a priori (argomento ontologico). In particolare, l'argomento ontologico è stato discusso costantemente in tutta la tradizione filosofica successiva, fino ai nostri giorni. Fra coloro che rifiutano l'argomento ontologico possiamo ricordare: Gaunilone (monaco contemporaneo di Anselmo), S. Tommaso e, in epoca illuministica, Kant. Fra i sostenitori dell'argomento: Enrico di Gand (1217 circa - 1293), Alberto Magno e S. Bonaventura (filosofi scolastici); Cartesio, Spinoza e Leibniz (filosofi moderni); Hegel (filosofo romantico);
    • fra la fine dell'XI e l'inizio del XII sec. iniziò un'altra famosa disputa, quella sulla natura degli universali, originata dalla riflessione su un noto passo dell'Isagòge ( = introduzione) di Porfirio alle categorie di Aristotele.
      • Guglielmo di Champeaux (1070-1121) sostenne la tradizionale posizione realistica, di origine platonica, secondo cui gli universali sono realtà indipendenti, separate dagli individui, e che preesistono alla creazione nella mente di Dio;
      • Roscellino (1050-1120) sostenne invece una radicale posizionenominalista, secondo la quale gli universali non sono altro che nomi (flatus vocis) che, attraverso l'esperienza, vengono a indicare un gruppo di individui. Gli universali, in quanto nomi, non hanno quindi alcuna realtà superindividuale;
    • ll grande Abelardo (1079-1142),
      • intervenendo nella disputa sugli universali, sostenne una posizione intermedia fra nominalismo e realismo. Secondo tale posizione, l'universale è un concetto (sermo) a cui, negli individui da esso significati, corrisponde uno stato comune. Questo stato non è una realtà sostanziale o un'essenza ma, semplicemente, una condizione condivisa da tutti gli individui che cadono sotto l'universale. La posizione concettualista di Abelardo è di derivazione stoica;
      • per quanto riguarda la teologia, Abelardo sostenne che si può credere soltanto ciò che si può intendere (intelligo ut credam = intendere per credere), rovesciando così la formula di S. Anselmo;
    • le posizioni teologiche di Abelardo furono osteggiate con forza da S. Bernardo (1091-1153), fondatore della mistica medioevale, al quale l'indagine razionale dei filosofi scolastici apparve inutile e fuorviante. La vera conoscenza di Dio è ottenibile soltanto attraverso la via mistica, che si attua attraverso una serie di gradi culminanti nell'estasi. In essa, l'anima umana si perde in Dio, e l'uomo trascende così la sua corporeità.
  3. Il culmine della scolastica
    • è il periodo che grosso modo comprende il XIII sec. ed esso è caratterizzato dalla graduale penetrazione e assimilazione, da parte della scolastica cristiana, della filosofia aristotelica;
    • a partire dal XII sec., le opere filosofiche e fisiche di Aristotele (metafisica, fisica, etica, politica), del quale prima si conosceva soltanto la logica, furono tradotte in latino, insieme a quelle dei suoi commentatori arabi Avicenna (980-1037) e Averroè (1126-1198);
    • in un primo momento, la diffusione dei testi aristotelici, che venivano letti e commentati nelle scuole e poi nelle università, provocò la reazione degli ambienti più tradizionalisti, che si irrigidirono sulle consuete posizioni platonico-agostiniane. I più importanti rappresentanti di questa prima reazione all'aristotelismo furono i francescani Alessandro di Hales (1170 circa - 1245), attivo a Parigi, eRoberto Grossatesta (1175-1253), attivo ad Oxford. Il movimento di ritorno all'agostinismo culminò poi con il pensiero di S. Bonaventura(1221-1274), anch'egli francescano, maestro a Parigi e amico di S. Tommaso, del quale tuttavia non condivise le teorie filosofiche;
    • in un secondo momento si arrivò invece ad una compiuta conciliazione fra aristotelismo e cristianesimo, specialmente ad opera dei due grandi maestri dell'ordine domenicano:
      • Alberto Magno (1206-1280), insegnò a Parigi e a Colonia;
      • e, soprattutto, il suo allievo S. Tommaso (1225-1274);
        • studiò a Parigi e Colonia con Alberto Magno e fu poi professore di teologia a Parigi;
        • con S. Tommaso, il pensiero scolastico raggiunse il suo culmine, producendo una nuova grande sintesi, che sostituì il fondamento aristotelico a quello tradizionale agostiniano-neoplatonico.
  4. La crisi della scolastica
    • è il periodo che va dalla fine del XIII sec. a tutto il XIV sec.; esso è caratterizzato dalla progressiva messa in discussione della grande sintesi fra ragione aristotelica e fede cristiana compiuta nel periodo precedente;
    • la prima grande figura che mise in discussione la funzione dell'aristotelismo per la fede cristiana fu Duns Scoto (1266-1308);
      • francescano, maestro a Oxford e Parigi;
      • egli affermò che la ragione non può servire a spiegare la fede, in quanto essa è limitata al dominio teoretico, mentre la fede appartiene a quello pratico;
    • la crisi della scolastica raggiunse il suo culmine con Guglielmo di Ockham (1290-1348 o1349);
      • francescano, studiò e insegnò a Oxford e, dal 1328, fu costretto a rifugiarsi a Monaco di Baviera sotto la protezione dell'imperatore Ludovico il Bavaro perché accusato di eresia;
      • egli dichiarò impossibile l'accordo fra verità rivelata e indagine filosofica sulla base di un empirismo radicale: infatti, secondo Ockham, ciò che oltrepassa i limiti dell'esperienza non può essere né conosciuto né dimostrato dall'uomo.