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LE MIGLIORI ESERCITAZIONI SU S. AGOSTINO: 1/ F. INZERILLO - IV F

Sant’Agostino (354-430 ) fu tra i massimi esponenti della filosofia cristiana e riuscì nella sua speculazione ad unire, senza confondere, gli apporti della fede e della ragione nella ricerca della Verità.

In particolare la speculazione di Agostino si concentra sul desiderio di conoscere Dio e l’anima. Nella sua speculazione Agostino ammette che non è possibile conoscere Dio solo attraverso la via della Ragione e di conseguenza concentra la sua attenzione sull’introspezione dell’anima, considerando quest’ultima la sede privilegiata per accedere alla comprensione del sacro.

Nel Soliloquia (un’operetta composta nel 387) la Ragione promette di dare ad Agostino una definizione di Dio ma chiarisce immediatamente che occorre che la mente, sede della ragione ma anche dell’anima, sia mondata da ogni affanno terreno: occorre rendere puro lo sguardo dell’anima per poter riconoscere Dio.

Per poter rendere puro lo sguardo dell’anima è però necessaria la Fede, poiché l’anima non si preoccuperebbe della purezza se non avesse fede, se non confidasse cioè nel fatto che rimanendo pura potrebbe vedere cose che altrimenti non riuscirebbe a riconoscere.

E’ inoltre necessaria la speranza per poter concepire Dio, dunque è opportuno che l’uomo speri di poter arrivare alla purezza necessaria per evitare che disperi abbandonandosi alla sua fragilità e rinunciando in tal senso a concepire Dio. Bisogna sperare di poter riconoscere Dio altrimenti l’anima resterebbe in ogni caso lontana dalla definizione di Dio. Occorre dunque che nell’anima vi sia l’Amore per Dio, cioè il desiderio di accoglierlo entro se stessa.

Dunque con la fede l’uomo crede di poter arrivare a concepire Dio, con la speranza egli trova la forza per accoglierlo e con l’amore desidera che le condizioni precedenti possano essere esaudite.

Fede e ragione stanno in un rapporto di mutua interazione, che nel pensiero agostiniano viene sintetizzato nella duplice formula “crede ut intelligas” (credi per capire) e “ intellige ut credas” (capisci per credere). Per Agostino dunque per poter ricercare in modo corretto la verità è necessario credere, dunque avere fede, la quale è simile alla luce che indica il cammino, così come per avere una salda fede bisogna capire e cioè esercitare l’intelletto.

Una volta mondata l’anima grazie alla Fede, la Ragione può finalmente mettersi all’opera portando a compimento ciò che si era proposta di fare nel Soliloquia. Per fare ciò è però necessario comprendere il significato dei termini “vero” e “Verità”. Ogni cosa che è vera nel mondo lo è perché si mostra indubbiamente. Però ogni cosa vera perisce o si distrugge e dunque scompare. Ma ogni cosa vera ha in se l’idea di Verità, e nonostante le cose vere scompaiano la Verità continua a vivere. Ma se la Verità esiste e continua ad esistere, allora è necessario che essa esiste in un qualche luogo. E’ la ragione che dimostra ad Agostino che la Verità è qualcosa che si trova al di là della materia, che non sia da ricercare nel mondo terreno, che non perisce con le cose vere e che dunque è immortale. Se dunque ogni cosa vera partecipa alla Verità in quanto quest’ultima è nelle cose vere, allora la verità partecipa a Dio in quanto indubbiamente esiste e quindi è vero. E’ chiara l’influenza del pensiero platonico nel pensiero di Agostino che appunto dimostra come la ragione, per poter dare una risposta all’uomo chiarisce che per conoscere Dio è necessario che nell’uomo sia presente l’idea stessa Dio. Inoltre il Soliloquia è un “dialogo” filosofico tra Agostino e la ragione che mostra ulteriormente l’influenza di Platone nel pensiero agostiniano.

L’oggetto della speculazione agostiniana è l’Io, l’uomo, cioè la persona nella sua singolarità e nella sua apertura a Dio. Di conseguenza per Agostino ragione e fede sonno lo strumento della ricerca e dell’apertura dell’uomo a Dio.

Fabio Inzerillo IV F