Contenuto principale



TEMI FONDAMENTALI DEL PENSATORE AGOSTINO

La dottrina agostiniana ha come merito principale la molteplicità degli aspetti e la forza della sintesi. In realtà Agostino è il grande pensatore che ha costruito sintesi grandiose e profonde sulle quali, poi, come su binari sicuri, si è mossa la cultura occidentale. Ricordo alcune coppie di termini, apparentemente opposti ma necessariamente uniti, che servono a costruire quelle grandi sintesi.

1) Ragione e fede. La soluzione agostiniana del grande problema - un problema che attraversa, volere o no, ogni cultura - poggia sull'esaltazione di due primati, quello temporale della fede e quello assoluto della ragione. Luminosa distinzione, che permette alla linea dottrinale del vescovo d'Ippona di passare incolume tra gli scogli opposti del fideismo e del razionalismo, unendo insieme, senza confonderli, gli apporti della ragione e della fede: della ragione, che non perde il suo primato in ordine alla conoscenza della verità; della fede, che mantiene anch'essa il suo primato, ma temporale, non assoluto. Quando questi due primati sono stati separati l'uno dall'altro, o assolutizzando il secondo, quello della fede, o lasciando solo il primo, quello della ragione, la cultura ha imboccato filoni diversi, giungendo a conclusioni anch'esse molto diverse. In ogni caso è sempre istruttivo e stimolante vedere come il vescovo d'Ippona li ha tenuti insieme dimostrandone le mutue esigenze e il radicamento nella struttura dello spirito umano.

2) Dio e l'uomo. E' l'altro grande binomio che il vescovo d'Ippona non ha mai separato e alla cui conoscenza ha ricondotto tutto l'umano sapere. Se ha detto cose stupende su Dio, altrettanto stupende le ha dette sull'uomo. Agostino ha pensato a Dio in ordine all'uomo come l'Eterno all'interno dell'uomo ("internum-aeternum") e secondo la forma triadica che l'uomo possiede: Dio è la causa dell'essere, la luce del conoscere, la fonte dell'amore. E ha pensato all'uomo in ordine a Dio: l'uomo, perché immagine di Dio, è capace di Dio e bisognoso di Dio. Egli dimostra in tante sue opere che solo in Dio trovano soluzione i problemi dell'uomo. Ma a Dio non si giunge se non per mezzo di Cristo.

3) Libertà e grazia. E' il terzo binomio, che nasce dalla profonda problematicità dell'uomo e su cui Agostino gettò tanta luce d'intelligibilità. Egli difese con molto equilibrio l'uno e l'altro termine: il primo per render conto della grandezza dell'uomo, il secondo per render conto della sua fragilità e per porvi rimedio. La sintesi agostiniana è entrata nei tessuti del pensiero occidentale e giova ricercarla nelle opere del Maestro per ritrovarla nella sua genuinità e nel suo equilibrio.

4) Cristo e la Chiesa. Agostino amò appassionatamente il Cristo, ne difese la personalità e l'azione con energia e continuità, e vide nel Cristo la risposta a tutti i nostri bisogni. Lo vede come centro della fede, perché ne è il fondamento, la ragione, il riassunto; il centro della pietà, perché Cristo prega per noi come sacerdote, prega in noi come Capo, è pregato da noi come nostro Dio; centro della teologia, perché è la nostra sapienza e la nostra scienza e, siccome si va alla sapienza per mezzo della scienza, si va a Cristo per mezzo di Cristo; centro della filosofia, perché molti dei grandi problemi che il pensiero umano pone e a cui non sa rispondere, non hanno altra soluzione se non in Cristo. Il dramma cosmico in cui l'uomo è immerso si svolge in mezzo a cinque grandi problemi che hanno tormentato e tormentano ancora il pensiero umano: il problema delle sue origini, il problema angoscioso del male (chi non lo sente non è uomo, chi non tenta di risolverlo non è filosofo, chi non trova la soluzione del vangelo non è cristiano), il problema della lotta fra il bene e il male (problema drammatico e aperto a tutti gli sbocchi o dell'eroismo o della perdizione), il problema della vittoria del bene sul male (che è la grande speranza dell'uomo), il problema della sorte eterna dei giusti e degli iniqui (il più bello e il più terrificante, da cui la storia stessa trae significato di intelligibilità). In ciascuno di questi cinque momenti della storia umana Cristo è presente ed è operante: presente con la sua luce, operante con la sua grazia. La Chiesa madre verissima dei cristiani. Così Agostino chiamò la Chiesa fin dall'inizio della sua vita cristiana, così la chiamò sempre, così la vide, l'amò, la difese. Amò teneramente la Chiesa e, per amore della Chiesa, accettò il sacerdozio e l'episcopato, sacrificò tutte le sue energie. Scrisse, predicò, vegliò notti insonni per la Chiesa. E quando parlò della Chiesa, o condottovi dalle controversie del tempo o portatovi dalla predicazione o da argomenti della Scrittura o da un bisogno del cuore, raggiunse un lirismo che non potrebbe essere maggiore. Parlò della Chiesa come comunione dei sacramenti e comunione dei santi, della Chiesa corpo mistico di Cristo, della Chiesa regno di Dio, tempio di Dio, città di Dio; della Chiesa composta di peccatori e di giusti, della Chiesa pellegrina tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio; della Chiesa celeste composta solo di giusti, quando il tempo non sarà più, le persecuzioni saranno passate, la beatitudine sarà piena. Ma soprattutto parlò della Chiesa madre e maestra. Questo aspetto l'ha innanzitutto esperimentato nella sua vita e poi l'ha inculcato ai suoi fedeli con insistenza, con passione. La crisi di Agostino che abbandona la fede cattolica non è, come si è detto, di natura cristologica ma ecclesiologica. Il problema ecclesiologico è al centro della deviazione dalla fede cattolica e sarà al centro del suo ritorno, quando cominciò a maturare la convinzione che la Chiesa è la madre che ci genera a Cristo, è la maestra che c'insegna a conoscere Cristo: è maestra perché madre ed è madre perché maestra. Del resto la grande sicurezza, la grande gioia dei cristiani è questa: avere Dio per Padre e la Chiesa per Madre. La Chiesa è madre perché sposa di Cristo, e da Cristo e per Cristo genera spiritualmente i suoi figli. Ed è madre perché vivificata dallo Spirito Santo, che infonde in lei la carità: e la carità è essenzialmente materna. Lo Spirito Santo ha, nella Chiesa, la stessa funzione che ha l'anima nel corpo. E' lo Spirito Santo che vivifica la Chiesa, che gli dà l'unità, la bellezza, l'espansione, la grazia. Ed in tanto ciascuno possiede lo Spirito Santo, in quanto ama la Chiesa, e tanto più avrà lo Spirito in sé quanto più ama la Chiesa. E quanto più ama la Chiesa, tanto più ama Cristo, ama il Padre, ama la Trinità. Non si può amare la Chiesa, senza amare Gesù che ne è il fondatore e il capo, e non si può amare Gesù senza amare il Padre, senza amare lo Spirito Santo, che è in Lui e che da Lui è stato donato a noi.

5) Verità e amore. Altra sintesi che ha per base due termini che non si possono separare e che Agostino non ha mai separato. Scrutando nell'abisso dell'interiorità umana, dove abita la verità - "la verità abita nell'uomo interiore" 20 -, scopre che l'uomo conosce ed ama; il suo verbo - quello che dice interiormente pensando, il verbo che non ha lingua - gli è unito tramite l'amore. E poiché ama la conoscenza e conosce l'amore, il verbo è nell'amore e l'amore nel verbo e tutti e due nello spirito che ama e dice il verbo, il quale altro non è che conoscenza amorosa. E' facile capire come Agostino abbia parlato sempre della verità animata dall'amore e dell'amore illuminato dalla verità. Né intellettualismo, né volontarismo, ma simbiosi dell'uno e dell'altro per la compresenza dell'atto teorico e dell'atto volontario. Egli pertanto poteva dire, senza paura di essere frainteso: "Ama e fa' quel che vuoi" 21.

6) Amore privato e amore sociale. Un altro binomio, che serve ad Agostino per creare un'altra celebre sintesi, la sintesi delle due città. Si sa che l'autore della "Città di Dio" narra la storia dell'umanità raccogliendola in due città: la città dei giusti e la città degli iniqui. Le due città sono fondate su due amori, che sono appunto l'amore privato e l'amore sociale, cioè su egoismo e carità.

Sono questi binomi i grandi binari su cui si è mossa la cultura occidentale. E' utile tornare alle fonti e vedere come li ha impostati e risolti una grande mente che sentiva la vocazione del pensatore ma che accettò per obbedienza il compito di pastore, e pastore per di più di una piccola diocesi africana. Brevi accenni che possono servire, a chi conosce la storia del pensiero occidentale, a ritrovarvi la presenza e l'influsso del pensiero agostiniano: dai tempi di S. Tommaso e S. Bonaventura - due grandi interpreti, anche se in misura diversa, dell'agostinismo - fino ai giorni nostri. Per riferirmi al pensiero contemporaneo, se anche si volesse prescindere dagli influssi di Pascal e di Kierkegaard - notoriamente debitore del pensiero agostiniano il primo, meno notoriamente ma non meno realmente il secondo -, non si può non constatare che alcune forme di esistenzialismo, lo spiritualismo di Bergson, Le Senne, Lavelle, Blondel, Sciacca, Guzzo, Carlini, Stefanini - per fare solo alcuni nomi -, il personalismo di Mounier, il problema dei valori dello Scheler, l'essere e la verità in Heidegger, la corrente neoscolastica e quella neo-agostiniana, e grandi pensatori di oggi come Jaspers, Gilson, Guitton ecc., tutti si richiamano su argomenti non secondari ad Agostino-

Un ritratto

Sant’Agostino (354-430)

Chi era quest’uomo che ha influenzato così profondamente il pensiero dell’Occidente? Per gli uni ha parlato in una maniera insuperabile della grazia, dell’amore di Dio. Per altri è colpevole di una visione pessimista dell’essere umano che sarebbe più segnato dal peccato che dall’amore di Dio. Nel corso della storia, le correnti più diverse di teologia si sono appellate a lui, dando talvolta luogo ad aspre polemiche.

Ma ciò che è sempre affascinante, è il suo cammino verso la fede. Descrivendolo nelle sue Confessioni, ha aiutato una moltitudine di persone a trovare Cristo. La sua ricerca è stata abbastanza sinuosa. È solo a trent’anni che ha detto finalmente il sì della fede. Allora egli confessa le esitazioni e il vagare del passato, ma in una lode sublime riconosce anche che Dio era con lui senza che ne avesse avuto coscienza.

Tu eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta.

Nella sua terra natale, il Nord Africa, la fede si nutriva del ricordo dei martiri. Ma il cristianesimo popolare, così come lo viveva sua madre, non gli diceva granché nella sua gioventù. Anche la Bibbia gli rimaneva estranea, non arrivava a prendere seriamente i suoi racconti antropomorfici su Dio. Poi, seguendo una brillante carriera di professore prima a Cartagine, poi a Roma, si era messo a cercare la verità nei circoli religiosi più o meno vicini al cristianesimo.

Egli si trova a Milano, all’epoca città imperiale quando, all’apice della sua carriera, si produce uno scombussolamento. Ambrogio, vescovo della città, parla in maniera appassionante della Bibbia. Agostino è colpito dal fatto che «fosse un uomo felice». Un giorno, in un giardino, una voce di fanciullo gli dice d’aprire la Bibbia. Legge allora delle parole dell’apostolo Paolo e capisce che quelle parole possono cambiare il cuore e tutta l’esistenza. Nella notte di Pasqua del 387, è battezzato da Ambrogio. Il battistero è sempre visibile sotto la cattedrale di Milano.

La sua grande scoperta è quella dell’umiltà di Dio. Dio che supera tutto ciò che possiamo immaginare si fa vicino a noi, attraverso le parole tutte umane delle Scritture nelle quali bisogna cercare ciò che ci nutre, come schiacciamo una noce per trovare l’interno. La discesa di Dio nel Cristo con l’incarnazione e l’umiliazione estrema della croce gli saranno per sempre sorgente di stupore e vita nuova.

Non disprezzatevi, uomini: il Figlio di Dio ha rivestito un uomo. Non disprezzatevi, donne: il Figlio di Dio è nato da una donna. Chi dispererebbe di sé quando il Figlio di Dio ha voluto, per noi, essere così umile?

Ma il suo cammino di conversione non è terminato, infatti esso continuerà sino alla fine della sua vita. Molto presto è portato ad abbandonare il suo ideale di un’esistenza tranquilla con qualche amico nella meditazione del Vangelo. Di ritorno in Africa è spinto ad accettare un servizio per la comunità cristiana come prete poi come vescovo d’Ippona, oggi Annaba in Algeria.

Attraverso il suo ministero egli capirà sempre meglio che Cristo non può essere separato dal suo corpo che è la Chiesa. Non risparmia i suoi sforzi per ristabilire l’unità della Chiesa in Africa, di fronte a uno scisma che dura già da un secolo. È allora la carità che gli appare sempre più chiaramente come il culmine della vita cristiana.

Ama e Dio si avvicinerà. Ama ed egli ti abiterà. Il Signore è vicinissimo. Abbiate nessuna inquietudine. Perché lasci volare le illusioni del tuo pensiero dicendo: Chi è Dio? Qualsiasi cosa tu possa concepire, non è quello. Ma affinché tu possa averne un qualche gusto, Dio è amore.

Sino alla fine Agostino rimane l’uomo che cerca. Al termine della sua vita si annunciano grandi cambiamenti nella società: Roma che era sembrata eterna è saccheggiata e bruciata. Nella sua grande opera, La città di Dio, egli cerca di comprendere e dare una speranza di fronte a ciò che è visto come un disastro. Aveva già detto commentando il salmo 66: come cristiani resteremo sino alla fine dei pellegrini in cammino verso la nostra patria, il cielo.

Voi camminate sulla strada con tutti i popoli, e camminate cantando. Cantate i canti d’amore della vostra patria, come i viandanti cantano, e la maggior parte del tempo, cantano durante la notte.