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Recensione di Riccardo III PDF Stampa E-mail
Scritto da Roberto Favazzi   
Martedì 01 Febbraio 2011 08:50

Riccardo III di William Shakespeare, adattato da Lia Chiappara, che ne ha curato la regia, è uno degli spettacoli più interessanti della stagione del Teatro Libero di Palermo.

Sul trono d’Inghilterra siede Edoardo IV, ormai malato; per questa ragione, tra gli altri due fratelli si apre una contesa per la successione al trono, ma la prepotenza e l’imbroglio premiano il più giovane dei due che diventa  Re con il nome di Riccardo III.
Nell’ascesa al potere, egli non esita ad uccidere chiunque gli sia di intralcio ma la sua crudeltà non passa inosservata e, perso l’appoggio dei sudditi, viene ucciso in battaglia dal suo successore Enrico VII Tudor.
Più che un dramma storico, Shakespeare ci propone una fine analisi del personaggio Riccardo III, interpretato dal palermitano Matteo Contino, dall’apice della fama alla sua rovina.
Riccardo è l’incarnazione della sete umana di potere e delle sue conseguenze malsane: usa ogni mezzo, lecito e soprattutto illecito, per conquistare e mantenere il potere; addossa ad altri la responsabilità delle proprie malefatte; presenta le sue azioni più ignobili e spregiudicate come gesti di altruismo, convincendo chiunque, compreso il pubblico, della bontà del suo operato; si osserva compiaciuto e stupito per le sue capacità attrattive. Anche la vittima, caduta nella trappola, è cosciente della sua malignità, ma lo ammira, affascinata dal suo linguaggio.
Come il drammaturgo inglese, Lia Chiappara riconosce che l’uomo ha un grande potere: egli, infatti, è capace di scegliere tra fare il bene e fare il male ed è proprio questa la causa dello stesso male.
Se da un lato l’autodeterminazione rende l’uomo il più nobile tra le creature, dall’altro la libertà del singolo, se mal utilizzata, va inevitabilmente ad intaccare i diritti altrui, generando il male che, alla fine, distrugge ogni cosa.
Tutti i personaggi adulti del dramma vogliono il potere per decidere della vita altrui: tutti sono contro tutti, e di tutti diffidano. Eppure, esteriormente, tutto sembra sotto controllo e l'odio e la diffidenza sono contenuti e mascherati.
La regista, inoltre, accosta Riccardo e la sua storia alla società di oggi, nella quale spesso l'ascesa al potere viene inseguita con accanimento e spregio dell'altro. Tutto ciò viene evidenziato ed accentuato dalle note dissonanti della musica e dall'impiego di suggestive proiezioni video.
Alla fine del dramma, Riccardo III termina la sua esistenza terrena con la richiesta di barattare il proprio regno, conquistato con il sangue altrui, per un cavallo che lo aiuti a salvarsi.
E' forse il grido disperato di un uomo che offre quanto più gli preme in cambio di un'ultima possibilità di riscatto?

 

Ultimo aggiornamento Martedì 03 Maggio 2011 08:59
 
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