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La pace? una missione! PDF Stampa E-mail
Scritto da Pietro Merlino   
Martedì 01 Febbraio 2011 08:58

Francesco Zumbo, colonnello, lavora nell’esercito da 35 anni, e da 22 è al comando di uomini.

Ha avuto molte esperienze sia in Italia che all’estero, di cui l’ultima a Kabul. Parla di gente impaurita che quotidianamente combatte con problemi e sofferenze che noi non possiamo nemmeno immaginare (distruzione di scuole , biblioteche, edifici pubblici e privati, morti…).

Gli abitanti vedono i soldati italiani come chi possa dare un contributo concreto per costruire condizioni di vita migliori. Il colonnello ci ricorda che a Kabul la missione in cui i nostri soldati sono impegnati è una missione di pace; sono lì per pacificare le tensioni del paese e per aiutare la gente a risolvere i contrasti in modo civile. Spesso sono stati oggetto di numerose imboscate da parte dei talebani e sono stati costretti a difendersi.

 

Trovare i talebani non è facile, perchè si nascondono nei villaggi e dopo aver fatto le imboscate si mescolano tra la gente, minacciando gli stessi abitanti e usandoli come scudo. Sono persone infime che sconvolgono la popolazione e che, oltre a commettere varie scorrerie, distruggono i luoghi di cultura dei cittadini, negando la possibilità di coltivare un bisogno fondamentale per la crescita umana.

Fortunatamente fra gli afghani c’è gente che collabora a combatterne la linea offensiva. Il PRT (Provincial Reconstruction Team) di Herat è stato preso come esempio di come dovrebbe funzionare l’opera di ricostruzione in Afghanistan, e il PRT italiano come punto di riferimento: gli italiani vengono sempre elogiati, sia come istruttori che come soldati. I militari arrivati in questi paesi all’inizio conducono una vita stressante, per le paure della missione e perché vivono ogni giorno con la possibilità che sia l’ultimo. I generali hanno però responsabilità più alte perché devono controllare l’umore dei soldati, vigilare sul loro equilibrio psicologico per non farli stare male, nella consapevolezza che in condizioni fisiche e psicologiche precarie non potrebbero svolgere dignitosamente il loro compito.

Ultimo aggiornamento Martedì 01 Febbraio 2011 09:27
 
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