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Volersi bene

La prima responsabilità che abbiamo nei confronti di noi stessi è quella di volerci bene sul serio, di conoscerci e accettarci per quello che siamo: alti, bassi, tendenti al rotondetto o magri come un chiodo, maschi o femmine, con gli occhi azzurri o scuri… e via di questo passo.Questo non vuol dire che non dobbiamo cercare di modificare gli angoli spigolosi del nostro carattere. Giustamente, qualcuno faceva notare che se “io non posso obbligare nessuno ad amarmi, posso fare in modo di essere piacevole”. Ma accettare la verità di questa piccola / grande frase non è poi così facile. Certo, se io sono un cactus, chiuso nel mio senso di superiorità, pronto a pungere tutti quelli che si avvicinano… non posso poi lamentarmi che “ nessuno mi vuole bene”, “ che sono solo” ecc.Avere una giusta valutazione di se non è facile:

qualcuno esagera nell’autosvalutazione (“ non valgo niente”);

qualcuno è malato di narcisismo acuto ( non vede oltre il proprio naso ed è sempre al centro di tutto);

qualcun altro è invece affetto da strabismo ( il giudizio che dà su di sé e su gli altri è sempre distorto).

Trovare la strada giusta per la conoscenza di sé richiede molta pazienza e capacità di introspezione, tutte cose che non si improvvisano. Occorre esercitarsi a trovare un buon equilibrio tra questi tre aspetti che compongono la nostra realtà quotidiana:

  • L’esperienza, saper dire a se stessi ciò che effettivamente si prova;
  • La consapevolezza, ciò che percepisco della mia esperienza, ciò di cui mi accorgo senza ricorrere a scuse o inganni;
  • La comunicazione, cioè la capacità espressiva, la manifestazione di ciò che effettivamente ho provato e percepito, senza ricorrere a maschere.
    Quando c’è una buona corrispondenza tra esperienza e consapevolezza, significa che c’è autenticità; l’accordo tra consapevolezza e comunicazione invece indica sincerità.