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La Lavanda dei piedi

Se dunque io, il Signore e il Maestro,
ho lavato i vostri piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Gv 13,14-15

Se dunque io, il Signore e il Maestro,
ho lavato i vostri piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Gv 13,14-15


Descrizione iconografica

L’icona, ispirandosi al brano di Gv 13,1-17, a differenza dei sinottici, interpreta in modo singolare l’ultima cena. Prima della Pasqua, Gesù compie questo gesto di purificazione, che esula dalle classiche purificazioni rituali del giudaismo,[1] puntando, invece, alla trasformazione del cuore umano.

I numerosi riti di purificazione presenti nel giudaismo esprimevano la coscienza di indegnità radicale dell’uomo verso Dio, la cui comunione era sempre esposta alla fragilità e all’impurità del peccato. Gesù, con la lavanda dei piedi, intende superare questa mentalità e instaurare qualcosa di nuovo, un servizio cristiano, assente, appunto, nel giudaismo.

L’icona riprende, in particolare, il momento in cui Pietro, quando Gesù gli si avvicina per lavargli i piedi, si schernisce scandalizzato: “Signore, tu lavi i piedi a me?” (Gv 13,6). Si tratta, infatti, di un gesto inaudito e sconcertante. Il Maestro, deposto il mantello regale, indossa il grembiule e, proprio come un servo nei confronti del suo padrone, si china verso i discepoli.

Gli sguardi confusi dei discepoli e, in primo luogo, di Pietro, si concentrano sul Maestro, i cui occhi fissano il catino-calice. Gesù, con quello sguardo, indica il senso più profondo di quanto gli accadrà: la sua morte è l’estremo “servizio” reso alla vita dell’uomo.

Il grande catino per la lavanda a forma di calice è un esplicito richiamo al senso eucaristico di questo gesto di servizio. L’acqua nel catino, di colore intenso, non serve solo a lavare i piedi dei discepoli, ma anche a mondarli dal loro peccato e a renderli capaci di assumere quell’esempio a regola di vita.

Sullo sfondo si intravede il drappo rosso come un grande filo che tesse la storia stabilendo continuità tra antica e nuova Alleanza, tra il sangue versato con gli olocausti degli animali, per la purificazione dei peccati, e quello versato da Gesù, in remissione dei peccati per la salvezza di tutti.

Preghiera
Gesù, vieni… per me fatti servo.
Versa l’acqua nel bacile;
vieni, lavami i piedi.
So che è temerario quanto chiedo,
ma temo le tue parole:
“Se non ti laverò i piedi,
non avrai parte con me”.
Lavami, dunque, i piedi
perché io abbia parte con te.
Ma che dico, lavami i piedi?
Questo l’ha potuto dire Pietro
che aveva bisogno di aver lavato solo i piedi,
perché era tutto adamantino.
Io, invece, una volta lavato,
ho bisogno di quel battesimo di cui il Signore dice:
“Quanto a me con un altro battesimo devo essere battezzato”.[2]

[1] Il gesto di Gesù non rientra nella classe dei riti di espiazione o di purificazione: esistevano, infatti, riti purificatori per le mani, per il viso, ma non per i piedi.

[2] Dalla V omelia su Isaia di Origene.